Romanzo di crinale by Silvano Scaruffi

Romanzo di crinale by Silvano Scaruffi

autore:Silvano Scaruffi [Scaruffi, Silvano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Appennino, montagna, entroterra, Nori, Bukowski
pubblicato: 2024-05-14T22:00:00+00:00


Terza chiamata di Freva della Valla

«Pronto? Servizi riuniti SIO» la voce dell’operatrice rispose educata e calorosa come da protocollo.

«Sì! Son sempre io!» una voce esagitata strillò nella cornetta.

«Mi scusi, io chi?»

«Freva!» ansimò la voce. «Freva della Valla. Allora poi non ci siete mica venuti a vedere qua, eh?»

«Ci deve scusare» prese tempo l’operatrice, mentre sullo schermo sbirciava una lista di numeri telefonici ai quali intendeva dirottare la chiamata.

«Scusare un paio di balle!» gridò Freva con un acuto che le ultime sillabe terminarono in uno strillo. «Qui si sente vibrare tutto. Prima, saranno dieci minuti, ha dato una stremarlata anche il plafone che mi credevo mi sarebbe cascata in testa la casa!»

«Mi scusi di nuovo, può spiegarmi esattamente cosa ha udito?»

«Alora, te la rispiego ancora una volta: ero qui che ascoltavo la radio, tutto a un colpo si è sentita una tremata, più forte di quelle di prima! Di quelle degli altri giorni quando vi ho chiamato! Ha tremato perfino il soffitto!»

«Ho capito» l’operatrice segnò un numero di telefono su un foglio. «La vorrei rassicurare perché noi non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione riguardo scosse sismiche».

«E tà dai! Ma chi ve lo ha messo nella testa che è stato un terremoto?»

«Comunque» l’operatrice cercò di riprendere la parola tra le grida che vomitava la cornetta, «appena riattacco con lei, contatterò i servizi sociali SIO, ho giusto qua il numero».

«I servizi sociali, da fareeee! Da friggere!»

«Mi perdoni, signor Freva, non è il caso che lei gridi in questo modo, non sia scortese».

«Stai a sentire, io te la rispiego ancora, a modo e verso: ero lì che ascoltavo la radio, bello tranquillo, allora è arrivata ʼsta vibrata, una stremarlata appunto, e son saltato su dalla poltrona, sono settimane che qua vibra tutta la faccenda, ma quella lì è stata una scrollata tale che ero sicuro sarei rimasto abicigato sotto il tetto. Ho preso le scale in giù. Appena fuori, ho girato la cantonata della casa. Lo sai cosa ho visto lì dietro?»

«Cosa ha visto?» chiese l’operatrice seriamente incuriosita.

«Le galline! Ho visto le galline!» guaì Freva in un modo che gli sputi di rabbia si sarebbero spiaccicati in faccia all’operatrice non ci fosse stato in mezzo apparecchio e fili. «Tutte lì, che scantonavano, e si inguacchiavano vilite. Mica come sempre che quando sbuco dall’angolo di casa loro sono lì cococò e cococò. Hai capito? Erano lì, di quelle che sembravano nevrotiche, delle altre sembravano… appassite!»

«Appassite… sì» mormorò l’operatrice confusa.

«Appassite! Appassite! Avvilite! Ma dopo, quando ho guardato meglio, ce n’era una baltata in mezzo al prato. Stesa di costa, che sembrava morta. E sono corso là per vedere se era stirlinchita o cosa».

«Era morta?»

«Macché! Aveva una crisi respiratoria!»

«Una… crisi respiratoria?» chiese l’operatrice indecisa se riattaccare o scoppiare a ridere.

«Esattamente! Coricata su un fianco, con il becco che si apriva e chiudeva piano. Come se non ce la facesse a rifiatare. Una crisi respiratoria! L’ho già detto. Per lo spaurone che ha preso dallo scossone!»

«Mi sta dicendo che una delle sue galline ha avuto una crisi respiratoria come



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